Prima del matrimonio è naturale domandarselo: comunione o separazione dei beni? C’è chi è favorevole alla prima soluzione e chi propende per l’altra, in tutte le coppie è una decisione vissuta con intensità: decido di avere proprio tutto in comune con te o mi riservo degli spazi di indipendenza? Condividere la vita e la casa sembra naturale, ma soldi e proprietà sembrano portare sempre dubbi e problemi.
Chi si schiera da una parte, chi si schiera dall’altra, tutti sono convinti di avere ragione ma siamo sicuri non sia solo una questione di adattarsi a delle esigenze?
Fra i sostenitori della comunione dei beni c’è chi dice:
- Se non mi fido e non sono pronto a condividere tutto cosa mi sposo a fare?
- Bisogna mettere tutto in comune altrimenti c’è sempre un coniuge che ha di più ed uno che ha di meno
- Sarebbe strano non avere tutto in comune con il proprio coniuge, che fate pagate le cose a turni come se foste coinquilini? Allora tanto vale convivere anzichè sposarsi
- E se hai dei figli come fai? Si crea un conto in comune per le cose “di famiglia” e due separati per le cose personali? Sembrerebbe di essere divorziati in partenza
- Mettiamo tutto nel calderone, siamo una piccola società comunista, contribuiamo ognuno con le sue capacità e sosteniamo l’altro secondo i suoi bisogni, funziona meglio che con Marx
Mentre chi preferisce la separazione dice:
- Sono tante le coppie che rimangono insieme solo perchè separandosi dovrebbero dare la metà delle proprietà al coniuge, così non corriamo il rischio di rimanere insieme solo per questo
- Bisogna tenere separate le cose nel caso in cui uno dei due abbia intestata una parte di un’azienda, almeno non possono rivalersi sul coniuge in caso di debiti
- È meglio la separazione perchè si pagano meno tasse, se il reddito è in comune l’Isee sale alle stelle
- Ho bisogno di essere indipendente da mia moglie/marito non mi mette a mio agio che conosca tutte le mie spese
- Non è sfiducia, è che nella vita non sai mai cosa succede, è più pratico in caso di separazione
Due visioni, una più idealista (che poi cosa c’è di più idealista e sognatore che pensare di passare la vita intera con una sola persona?) l’altra più pragmatica (firmare un contratto per dire che si sta insieme è un metodo pratico per tutelare se stessi e il partner) ma siamo sicuri che esista la via giusta? Lo psicologo cosa ci consiglia per la vita di coppia?
Dott. Monego: nella vita di tutti i giorni non cambia niente
Di fatto, nella vita di tutti i giorni, tutto procede indipendentemente dalla scelta del regime: scegliere la separazione dei beni, ad esempio, non vuol dire che ogni spesa, dalla bolletta al conto del ristorante, vada pagata a metà o che in comunione dei beni non si possano avere due conti correnti e comprare delle cose per proprio conto.
La riflessione va fatta al di là di quello che ciascuno di noi pensa dell’amore e della coppia: è una scelta importante soprattutto per tutelare i diritti ereditari del coniuge e dei figli. È utile ricordare che la scelta del regime di separazione dei beni non solleva il coniuge dal contribuire al ménage familiare in proporzione alle proprie capacità reddituali e di lavoro domestico.Scegliere un regime piuttosto che un altro dovrebbe essere una scelta fatta con freddezza e razionalità, basata su beni e su redditi e non sulle nostre aspettative circa la tenuta del rapporto di coppia. Essere in separazione dei beni non vuol dire preventivare una futura separazione, così come essere in comunione dei beni non può escluderla.Il consiglio migliore, a fronte di dubbi circa tale scelta, è quella di consultare un professionista (avvocato o notaio) che sia in grado di prevedere quali vantaggi e quali svantaggi la scelta di un regime porterà.
Occorre tener presente l’entità delle risorse, le potenzialità di incremento reddituale dei coniugi, la loro attività lavorativa: tutte variabili che possono fare la differenza e aiutare a prendere la giusta decisione. L’avvocato o il notaio, di volta in volta, saranno in grado di valutarle e forniranno l’aiuto necessario per scegliere la formula più adeguata. Bisogna trattare la questione in maniera pratica!
Non mischiare le aspettative sul rapporto con questioni che sono puramente pratiche, questo è forse il consiglio più importante.”Secondo quanto sintetizza il Consiglio Notarile di Reggio Emilia:
“Si può concludere che la comunione legale è consigliata se marito e moglie si trovano in una situazione di sostanziale parità economica e, preferibilmente, quando sono lavoratori dipendenti. Meglio invece la separazione se anche un solo coniuge svolge una professione o un lavoro autonomo, per rendere impermeabili i beni dell’altro alle sue vicende economiche, nel caso – per esempio – la sua impresa dovesse versare in situazioni di difficoltà”.