Grande scompiglio in Italia negli scorsi giorni, l’educazione sessuale ha diviso l’opinione pubblica e ha mobilitato associazioni di genitori, insegnanti e niente di meno che gli ordini regionali degli psicologi. La cosiddetta educazione gender si è scontrata con il movimento “Difendiamo i nostri figli” e ha creato una valanga mediatica.
Nei giorni scorsi genitori spaventati e spaventabili hanno visto arrivare sotto i loro nasi volantini e messaggini secondo i quali l’educazione sessuale nella scuola sarebbe stata così:
- da zero a quattro anni: masturbazione infantile precoce;
- dai 4 ai 6 anni: masturbazione, significato della sessualità, il mio corpo mi appartiene. Amore tra persone dello stesso sesso, scoperta del proprio corpo e dei propri genitali;
- dai 6 ai 9 anni: masturbazione, autostimolazione, relazione sessuale, amore verso il proprio sesso, metodi contraccettivi;
- dai 9 ai 12 anni: masturbazione, eiaculazione, uso di preservativi, la prima esperienza sessuale, come fare l’amore con il partner dello stesso sesso;
- dai 12 ai 15 anni: riconoscere i segni della gravidanza, procurarsi contraccettivi dal personale sanitario, fare coming out;
- a partire dai 15 anni: diritto all’aborto, pornografia, omosessualità, bisessualità, asessualità.
Ma non è finita qui: si sono anche sentiti riferire che gli insegnanti li avrebbero “istigati” all’omosessualità e avrebbero negato i valori della famiglia.
La sola idea che i ragazzi venissero informati di temi quali l’omosessualità, le famiglie omogenitoriali e la possibilità di non sentirsi legati a dei ruoli predefiniti – perché un uomo non può fare il casalingo? – ha generato una bolla di paura, ha fatto gridare allo scandalo e ha convinto moltissimi genitori che sarebbero venute a mancare le basi per un sereno sviluppo affettivo e sessuale degli studenti.
Cosa succede negli altri paesi europei?
In Germania si comincia a parlare di sessualità a 9 anni anche durante l’ora di religione.
In Austria i Love Talks coinvolgono anche i genitori.
In Francia si punta alla prevenzione della HIV.
In Olanda si parte a 4 anni e sino ai 12 si parla del corpo umano, delle differenze fra maschi e femmine, per poi arrivare anche ai temi dell’amicizia e dell’amore.
In Spagna sono addirittura gli stessi genitori a parlare di sesso ai figli, anche se la scuola rimane uno dei principali luoghi di dibattito.
E in Italia?
Alcune domande sorgono spontanee. Educare alla sessualità, e in particolare alla sessualità responsabile, significa essere contrari alla famiglia tradizionale?
Informare i ragazzi che ci sono famiglie basate sull’amore fra due papà o due mamme significa non rispettare i valori della famiglia?
Quali sono i valori della famiglia? Amore, affetto, sostegno reciproco?
Abbiamo deciso quindi di chiedere a un insegnante e ad uno psicologo, cosa verrà davvero insegnato ai bambini e ai ragazzi e con quali obiettivi. Ci risponde il nostro esperto Dott.Matteo Monego.
La sessualità è uno degli aspetti fondamentali dell’essere umano, talmente importante da poter causare grossi problemi in caso di uno sviluppo anomalo.
Faccio davvero fatica a capire l’allarme che si è scatenato in alcuni genitori: educazione sessuale non vuol dire spingere i nostri figli a fare sesso! Fare educazione sessuale vuol dire imparare un rapporto corretto con il proprio corpo e con quello altrui, fornire strumenti per leggere i cambiamenti del proprio corpo, avere informazioni sull’ampia gamma di metodi contraccettivi, imparare a riconoscere situazioni potenzialmente pericolose (vedi il rischio pedofilia), riuscire ad avere con la pornografia un rapporto equilibrato, imparare a scegliere quello che ci piace senza sentirci costretti dai pari o dai mass media, a capire la natura e la direzione del desiderio che cambia con l’età.
Tutto questo un po’ alla volta e con un linguaggio adeguato alle fasi evolutive: ho assistito ad una parte di un percorso in cui ai bambini della seconda elementare si parlava della pedofilia senza terrorizzarli ma insegnando loro a capire quali situazioni creano disagio e a parlarne sempre con il papà e la mamma.
Per questo credo che informare sia sempre la strada migliore: proibire o far finta che non esista non è mai stato un atteggiamento che ha portato a dei risultati. Non si può ignorare una spinta naturale dell’essere umano che è presente da sempre e che diventa sempre più forte fino a diventare, in età adulta, un vero e proprio mezzo di comunicazione tra persone. Oltretutto, non affrontando la naturale curiosità dei bambini nei confronti della sessualità, si rischia che il ruolo di adulto lo assuma un coetaneo o addirittura che viva l’inevitabile incontro con la pornografia senza nessun tipo di mediazione, arrivando a immaginare che rappresenti il modo naturale con cui le persone adulte vivono la sessualità.
È presente la sessualità nei bambini?
Nei bambini la sessualità è presente fin dai primi anni anche se, ovviamente, assume forme molto differenti rispetto all’adulto. Nei bambini piccoli la sessualità si manifesta spesso con comportamenti esibizionistici e con curiosità circa le differenze che notano e da cui sono circondati.
Verso i cinque-sette anni si manifesta un interesse verso i propri organi genitali e verso quelli altrui e nascono i primi sentimenti di vergogna verso la nudità. Possono essere presenti primi tentativi di masturbazione attraverso lo sfregamento dei genitali. In seguito l’identità di genere si rinforza e i bambini per anni sembrano mostrare interesse solo per i pari dello stesso sesso. In questa fase possono accadere piccole esperienze di tipo omosessuale, necessarie per il rafforzamento della propria identità e assolutamente non predittive circa l’orientamento che sceglieranno in età adulta.
Cosa succede nella preadolescenza?
La preadolescenza rappresenta un periodo complesso: il corpo comincia o completa il processo di maturazione che lo porta ad accentuare le caratteristiche sessuali. I ragazzi ampliano sempre di più il loro mondo: figure adulte, insegnanti e gruppo dei pari acquisiscono un’importanza sempre maggiore.
Le curiosità relative al mondo della sessualità aumentano ed è molto importante che i ragazzi trovino interlocutori che li aiutino a comprendere a fondo questo oscuro “mondo del sesso”. Questo perché, nella maggior parte dei casi, le figure che assumono il ruolo di insegnanti sono per lo più,amici presenti nel gruppo dei pari che spesso insegnano verità che altro non sono che fantasie più o meno distorte o frasi prese dal “sentito dire”. È un aspetto delicato perché può rimandare un’idea dell’essere maschio o dell’essere femmina molto distante dalla realtà.
Se poi aggiungiamo i messaggi che spesso arrivano dalla televisione o dalle riviste e ci associamo, ancora, il bisogno forte dei ragazzi di uniformarsi a modelli venduti come vincenti, si può capire come si possano formare idee deformate sulla sessualità. E far finta che il problema non sussista è un errore molto, molto grande da parte degli adulti e dei genitori.
Cosa caratterizza la sessualità nell’adolescenza?
Nell’adolescenza l’essere umano è ormai un essere con una propria sessualità: è in questo periodo che viene agita e la spinta verso di essa è molto forte. I ragazzi strutturano in forma più o meno stabile i propri modelli di comportamento sessuale, adattandoli da quelli genitoriali, da quelli dei pari e da quelli che gli sono trasmessi dagli organi di informazione.
È spesso il momento delle trasgressioni, del desiderio di sfidare le regole educative: ancora una volta i genitori assumono un’importanza fondamentale, potendo diventare le figure che aiutano i figli a distinguere tra quello che piace loro da quello che in qualche modo gli è stato imposto. L’esempio della verginità per le ragazze è esemplare: nei forum di adolescenti si possono leggere frasi che spingono ai primi rapporti descrivendo la verginità come un fardello da eliminare il prima possibile, stravolgendo ancora un volta lo sviluppo di una sessualità libera e sana.
È importante la sessualità “educata” nella vita ? L’educazione affettiva aiuta a costruire famiglie felici?
Una buona educazione sessuale è, dal mio punto di vista, fondamentale anche per la vita adulta. Attraverso di essa impariamo ad accettare il nostro corpo, con i suoi pregi e i suoi difetti, a rispettare quello altrui, a distinguere tra gli impulsi sessuali nostri e quelli altrui (imparando che possono essere differenti…), a non aver timore di quello che ci sembra differente, ad avere una sana curiosità verso il sesso e i suoi molteplici aspetti, a non viverlo secondo le regole dettate da qualcun altro.
Queste rappresentano delle buone basi per una vita familiare felice: per poter aiutare i propri figli ad avere uno sviluppo affettivo e sessuale equilibrato è necessario essere degli adulti con una visione aperta, priva il più possibile da pregiudizi. Questo atteggiamento favorirà il dialogo, strumento principe per costruire una famiglia serena. Vietare un determinato abbigliamento, per fare un esempio banale, senza aiutare i figli a capire anche il nostro punto di vista, ottiene spesso l’effetto opposto.
Quali strategie usare per parlare ai bambini e agli adolescenti della sessualità?
Come genitori, non credo si possano avere strategie ottimali per accompagnare i figli nel percorso della sessualità. Sta a noi adulti accogliere senza troppi imbarazzi le normali curiosità che accompagnano questo sviluppo fin dai primi anni di età, cercando di adeguare il linguaggio al loro mondo e soprattutto cercando sempre di domandarsi se davvero un determinato atteggiamento è un problema per loro o per noi.
Per fare un esempio, è inutile parlare di penetrazione ad un bambino di cinque anni che ci chiede come è venuto al mondo: ogni cosa avverrà al momento giusto e ci sarà un’età in cui potremo essere più espliciti. Sarebbe meglio, inoltre, cercare di evitare di colpevolizzarli soprattutto di fronte a comportamenti di cui non sono consapevoli: un bambino piccolo che si dedica ad attività masturbatoria è inconsapevole della connotazione morale che a quel gesto darebbe una persona adulta. Reagendo in modo repressivo non faremmo altro che instillare un’idea di vergogna che in realtà è estranea al bambino.
Concludendo, credo che gli atteggiamenti migliori che un adulto può avere nei confronti della sessualità dei bambini e degli adolescenti siano quelli di sforzarsi di ascoltare le loro curiosità o le loro confessioni, cercare di essere un punto di riferimento con cui confrontarsi, cercare di fornire informazioni senza aver paura che tale processo possa determinare in loro scelte, gusti e orientamenti sessuali.
Il punto di vista dell’insegnante (prof.ssa Giovanna Conti)
Le indicazioni dell’OMS in merito all’educazione sessuale nelle scuole prevedono che si debba iniziare ad affrontare l’argomento già all’asilo nido con l’obiettivo di garantire ai bambini e agli adolescenti la possibilità di vivere la sessualità in modo responsabile ed appagante, ma anche fornire le principali informazioni circa le malattie sessualmente trasmissibili, la contraccezione e la violenza.
Benché tali indicazioni arrivino dall’organismo internazionale più autorevole in fatto di tutela e prevenzione della salute, nella dinamica della scuola, specialmente fino alla secondaria di primo grado, l’argomento continua ad essere spinoso. In presenza di un percorso di formazione sull’affettività e sulla sessualità i dirigenti devono garantire che le famiglie siano dettagliatamente informate circa i soggetti promotori dei corsi (associazioni di psicologi, medici, operatori di consultori, ecc.) e gli argomenti previsti. Le famiglie possono anche non dare l’autorizzazione alla partecipazione del proprio figlio qualora ritengano che i contenuti non siano in linea con i loro principi.
Informare per proteggere
La stessa cautela, tuttavia, non si riscontra in altri ambiti di educazione alla salute, come ad esempio quello alimentare. Questo perché nel nostro paese la sessualità è ancora una sfera fortemente connessa con una sensibilità di tipo religioso ed è ancora estremamente diffusa una cultura sessuofobica che confonde l’informazione con la prescrizione. Informare gli studenti dei principali aspetti connessi alla sessualità, con argomenti e parole adatte alla loro fase evolutiva, non significa prescrivere loro un determinato comportamento sessuale.
Informare sui rischi dell’abuso di droghe o di alcool non significa istigare all’uso di sostanze; informare sui rischi connessi ad un’alimentazione scorretta non significa istigare alla bulimia; informare sulla possibilità di vivere una vita sessuale ed affettiva appagante con persone del proprio stesso sesso, non significa trasformare gli studenti in un corteo del gay pride. Se così fosse, si finirebbe col ridurre il processo educativo ad un becero determinismo, privando l’individuo, per quanto in crescita, della propria libertà di discernimento.
In una fase, come quella preadolescenziale e adolescenziale, in cui si va delineando l’identità di un individuo, togliere la possibilità di accedere ad un’informazione libera significa togliere la possibilità di sviluppare una personalità equilibrata e consapevole. Che le famiglie lo vogliano o meno, gli studenti a scuola fanno domande: sulla sessualità, sul piacere, sulla violenza, sull’omosessualità, sulla famiglia.
Questi ragazzi meritano risposte: approfondite, accurate, esaustive e scientifiche. Il dovere degli insegnanti e della scuola è quello di predisporre percorsi di apprendimento che soddisfino le naturali curiosità dei ragazzi, che permettano lo scambio di idee o opinioni proprio su quegli argomenti che magari nelle loro case non vengono affrontati perché considerati tabù.
Occorre ricordare che in una società come la nostra, sempre più multietnica e multiculturale, la scuola deve costituire il “grado zero”, vale a dire quella neutralità dell’informazione che consente a ciascun individuo di sviluppare una propria etica della sessualità con maggiore consapevolezza, che risponda alle proprie credenze e ai propri valori.
Paradossalmente, anche per formare un buon credente, convinto delle proprie idee, occorre passare attraverso una scuola che sia rigorosamente laica. E occorre ancora una volta, dopo tre secoli, continuare a schierarsi dalla parte dei Lumi.
Per indicazioni sulle linee programmatiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità si può consultare il documento promosso dalla Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica cliccando qui.