Avere un genitore anziano è quasi come avere un bambino piccolo, ha bisogni importanti e spesso non è più autonomo. Si genera in noi un misto di tenerezza e d’impazienza, proprio come per i bambini prendersi cura di un genitore anziano può essere impegnativo, emotivamente e oggettivamente.
Gli anziani soffrono spesso di solitudine, di acciacchi fisici, hanno le loro abitudini e opinioni, sono spesso inamovibili e a volte anche capricciosi, ma anche immensamente affettuosi e generosi, insomma, ci fanno sentire come se i ruoli si fossero del tutto ribaltati: tocca a noi prenderci cura di loro, spesso facendo i tripli salti mortali fra gli impegni lavorativi la nuova famiglia che abbiamo costituito e quella vecchia che non possiamo abbandonare…
È una nuova fase della vita non solo per noi ma anche per loro, quando chiedere aiuto? Lo abbiamo chiesto al nostro esperto Dott. Matteo Monego :
Prendersi cura di un genitore anziano è più complicato che gestire un bambino piccolo: se è vero che hanno caratteristiche comuni, è altresì vero che l’emotività richiesta e spesso la personalità della persona anziana sono più complesse da affrontare.
Nella nostra società, dove il numero dei figli è ridotto rispetto al passato, il peso dell’assistenza agli anziani è quasi sempre a carico di un figlio o poco più: non è un caso che si parli di “sandwich generation” cioè di una generazione che si trova schiacciata fra l’impegno verso la crescita dei propri figli non ancora adulti o la cura dei nipotini di figli adulti e l’assistenza a genitori anziani.
Proprio questo carico rappresenta la difficoltà maggiore: il tempo a disposizione è sempre troppo poco e ci si trova spesso a dover fare delle scelte difficili, con conseguenti sensi di colpa per l’impossibilità ad essere presenti come vorremmo nella vita degli “altri significativi” (figli, nipoti, genitori). Spesso si prova la sensazione di essere schiacciati dal senso di responsabilità: vorrei avere più tempo per i genitori, ma non riesco e mi sento in colpa; se trovo il tempo, lo sottraggo alla famiglia e mi sento in colpa… Insomma il rischio è quello di sentirsi in un vicolo cieco.
Motivare l’anziano per alleviare la sua e la nostra sofferenza
A questo dobbiamo unire anche la difficoltà che come figli proviamo di fronte al decadimento fisico e mentale dei nostri genitori, specie se confrontato al precedente stato di lucidità e indipendenza: ci è richiesto uno sforzo per cercare di capire quali sono le difficoltà reali della persona anziana e quali le “fissazioni”, per cercare di non arrabbiarsi, di non essere infastiditi ed essere invece pronti ad accogliere le sue difficoltà, i suoi discorsi spesso ridondanti.
Da questo punto di vista, credo che l’atteggiamento migliore sia quello di motivare la persona anziana affinché accetti serenamente gli impedimenti causati dall’età senza perdere quell’atteggiamento di apertura verso le nuove piccole sfide che la vita gli pone.
È anche vero che se gli anziani mostrano spesso un atteggiamento rinunciatario verso le novità (“tanto non ci riesco”), i figli, altrettanto spesso, non coinvolgono più i genitori nella propria vita ein quella dei nipoti, anche solo per chiedere un parere o un aiuto nelle decisioni più o meno importanti.
In questo modo, con il tempo, si crea una distanza che lascia nella persona anziana un sentimento di solitudine e di isolamento e, nel figlio, la sensazione di abbandonare il proprio genitore.
Quale aiuto può dare il figlio al un genitore anziano?
La premessa è che ovviamente dipenderà da molti fattori tra cui la nostra personalità, quella del genitore, il tempo a nostra disposizione, la nostra vocazione: sarebbe inutile e controproducente obbligarsi a prestare un aiuto di tipo pratico se la nostra vita non ci permette di avere tempo a disposizione; il risultato sarebbe solo quello di fare male il nostro compito e di sentirci frustrati e inadatti. L’importante è decidere come stare loro vicini per evitare di farci divorare dal senso di colpa.
1. Organizzativo. Innanzi tutto un aiuto può essere trasformarsi in una specie di segretaria efficiente che gestisce le visite mediche, i medicinali da prendere, le scadenze varie, gli appuntamenti, i rapporti con la banca, con l’INPS, ecc… È un aiuto concreto ma fondamentale: spesso il genitore anziano manifesta una certa ansia verso questo aspetto e il nostro affiancamento lo aiuterà a sentirsi più leggero.
2. Relazionale. Imparare ad essere collaborativi, pazienti, ad evitare il più possibile conflitti inutili, ad essere capaci di ascoltare, mettendo in conto una certa ripetitività dei discorsi, ma anche di parlare di noi stessi, perché spesso rappresentiamo una specie di “finestra” attraverso cui l’altro guarda il mondo contemporaneo che spesso vive come lontano.
Anche questo è un compito importante e non facile. Può essere noioso e poco motivante per noi, ma se riusciamo a metterci dal punto di vista di una persona anziana ci accorgiamo quanto sia importante avere qualcuno con cui parlare e, a volte, da ascoltare.
3. Emotivo. Non dobbiamo ignorare le emozioni che questo particolare rapporto ci suscita; accanto alle emozioni positive (tenerezza, affetto, gratitudine, comprensione), non dobbiamo vergognarci di provare sentimenti negativi come rabbia, frustrazione, paura, dolore.
Non è facile per nessuno rimanere vicini emotivamente ad una persona che sta morendo un po’ alla volta, che magari fatica ad essere mentalmente lucida, che si muove con difficoltà. Se siamo figli unici o gli unici tra i figli a doverci/poterci prendere cura di lei, allora il carico emotivo sarà tutto sulle nostre spalle Questo compito è sicuramente il più complesso, perché sfugge ad un controllo razionale.
Assistere una persona che è sulla via del tramonto è difficile, perché in qualche modo è come se dovessimo affrontare la morte insieme a lei. Inevitabilmente i pensieri vanno anche su noi stessi e a come saremo quando ci troveremo allo stesso punto della vita.
Non avere paura a chiedere aiuto
Concludendo, credo che un consiglio fondamentale sia quello di non aver timore a chiedere aiuto: sia da parte di un genitore anziano sia da parte di un figlio che si trova in difficoltà di fronte a questa nuova sfida della sua vita.
Per il genitore può essere d’aiuto un professionista per elaborare le inevitabili emozioni che accompagnano i cambiamenti legati all’età, per affrontare le difficoltà fisiche e mentali e per gestire al meglio il rapporto con i figli, spesso troppo impegnati e apparentemente distanti.
Per il figlio che si trova a gestire un genitore anziano, può essere d’aiuto cercare un sostegno per elaborare eventuali sensi di colpa dovuti a un rapporto non sempre facile e alla sensazione molto comune di non fare abbastanza, di non essere sufficientemente vicini al proprio genitore.
E infine, perché no? Per entrambi, in una sorta di percorso di coppia per rendere l’ultimo periodo di “convivenza” il più sereno possibile e per aiutare entrambi ad affrontare il passaggio più complesso ed inquietante della vita di ognuno.