L’arrivo di un figlio, sia che sia stato cercato sia che sia “capitato” all’improvviso, comporta un forte cambiamento all’interno dell’equilibrio della coppia: il passaggio dalla vita a due a quella a tre è complesso e non sempre tutto procede come lo abbiamo immaginato. È ovviamente un’esperienza meravigliosa e unica, ma anche stressante e potenzialmente capace di mettere in crisi una coppia.
Ma come comportarsi? Quali le misure da prendere affinché un’eventuale crisi non diventi troppo profonda? Ne abbiamo parlato con il dottor Matteo Monego.
Come cambiano gli equilibri nella coppia quando arriva un bambino?
Essere genitori è diverso dall’essere due compagni: tra i due partner s’inserisce una terza persona con le sue specifiche esigenze e i suoi costanti bisogni in termini di attenzioni, affettività, educazione, etc.
In genere, nei primi mesi, l’equilibrio cambia, nel senso che il rapporto madre-bambino sembra spezzare quello della coppia: il neonato richiede un forte impegno da parte della donna che acquisisce rapidamente il nuovo ruolo di madre a discapito del compagno, in genere ancora lontano dal ruolo di padre, che sembra essere messo in disparte dalla neo-coppia.
La coppia, ma in genere soprattutto la madre, modifica la propria vita per assicurare al figlio una base sicura su cui fondare la propria crescita, ossia il soddisfacimento di quelli che sono i suoi bisogni primari. L’esperienza del parto può essere estremamente faticosa, così come quella dell’allattamento: le alterazioni del ritmo sonno-veglia, spesso, influenzano negativamente l’umore.
In più il padre ha di solito un ruolo marginale nei primi mesi: si occupa meno del bambino e la sua vita procede in linea di massima come prima. In realtà questo è un passaggio molto delicato per un uomo: il rischio è di avvertire una distanza sempre maggiore sia dalla propria compagna che dal proprio figlio, distanza che potrebbe diventare sempre maggiore e portarlo a un isolamento familiare.
L’arrivo di un figlio, sia che sia stato cercato sia che sia “capitato” all’improvviso, comporta un forte cambiamento all’interno dell’equilibrio della coppia: il passaggio dalla vita a due a quella a tre è complesso e non sempre tutto procede come lo abbiamo immaginato. È ovviamente un’esperienza meravigliosa e unica, ma anche stressante e potenzialmente capace di mettere in crisi una coppia.
Ma come comportarsi? Quali le misure da prendere affinché un’eventuale crisi non diventi troppo profonda? Ne abbiamo parlato con il dottor Matteo Monego.
Come cambiano gli equilibri nella coppia quando arriva un bambino?
Essere genitori è diverso dall’essere due compagni: tra i due partner s’inserisce una terza persona con le sue specifiche esigenze e i suoi costanti bisogni in termini di attenzioni, affettività, educazione, etc.
In genere, nei primi mesi, l’equilibrio cambia, nel senso che il rapporto madre-bambino sembra spezzare quello della coppia: il neonato richiede un forte impegno da parte della donna che acquisisce rapidamente il nuovo ruolo di madre a discapito del compagno, in genere ancora lontano dal ruolo di padre, che sembra essere messo in disparte dalla neo-coppia.
La coppia, ma in genere soprattutto la madre, modifica la propria vita per assicurare al figlio una base sicura su cui fondare la propria crescita, ossia il soddisfacimento di quelli che sono i suoi bisogni primari. L’esperienza del parto può essere estremamente faticosa, così come quella dell’allattamento: le alterazioni del ritmo sonno-veglia, spesso, influenzano negativamente l’umore.
In più il padre ha di solito un ruolo marginale nei primi mesi: si occupa meno del bambino e la sua vita procede in linea di massima come prima. In realtà questo è un passaggio molto delicato per un uomo: il rischio è di avvertire una distanza sempre maggiore sia dalla propria compagna che dal proprio figlio, distanza che potrebbe diventare sempre maggiore e portarlo a un isolamento familiare.
Inoltre il tempo libero, che una volta era di totale padronanza dei due partner, adesso si modifica per incontrare le esigenze sempre crescenti del figlio: gli spazi “privati” della coppia sono drasticamente ridotti e spesso addirittura assenti.
Le responsabilità che un tempo potevano essere vissute con maggiore leggerezza, ora sono spesso vissute con angoscia a causa dell’allargamento del nucleo familiare.
In che modo lo stress portato da una novità così forte può provocare una crisi di coppia?
In parte per gli aspetti di cui abbiamo appena parlato e in parte perché lo stress è uno dei fattori principali capace di mandare in crisi una persona. In genere, una coppia che precedentemente era riuscita a raggiungere un buon equilibrio ha maggiori possibilità di sopportare questo evento stressante senza mettere in crisi sé stessa. Quello che spesso risulta complicato è il meccanismo che porta a un nuovo equilibrio, non più basato su due persone ma su tre. Riuscire a sostenersi l’un l’altro è forse l’aspetto più importante per evitare che la crisi diventi profonda.
Come non perdersi di vista?
Per riuscire in questo credo sia fondamentale il dialogo: diventa fondamentale trovare uno spazio e un tempo per permettere ad ognuno dei due partner di esplicitare le proprie difficoltà, le proprie paure, le proprie incertezze, i propri pensieri. In questo modo la coppia ritroverà o consoliderà la propria complicità e ognuno dei due si sentirà fondamentale nel processo di allargamento della famiglia, indipendentemente dal ruolo a cui sarà relegato.
È importante anche tutelare la neo-famiglia dai “pericoli” insiti nelle intrusioni delle famiglie di origine. Nel mio lavoro con le coppie viene sottolineato spesso come problematico il rapporto con i nonni: non è sempre facile stabilire una “giusta distanza” con le rispettive famiglie che possono scambiare il concetto di supporto alla coppia con quello di intromissione nell’educazione e gestione del nuovo arrivato. Questo aspetto può creare forti tensioni in ognuno dei due partner, portando a volte a vere e proprie rivendicazioni reciproche (“mia madre dice che…”, “sbagli a fare così perché mia madre…”).
Cosa fare per tutelare la sfera sessuale?
Anche la sessualità, o forse soprattutto la sessualità, nei primi mesi risente fortemente dell’arrivo del bambino: se da un lato ci sono una serie di difficoltà fisiche nel corpo della donna che fanno calare la frequenza dei rapporti, dall’altro esistono anche alcune componenti psicologiche che si intromettono nella vita sessuale della coppia. I cambiamenti del corpo dopo la gravidanza e il parto sono spesso vissuti male dalla donna: ci vuole tempo affinché torni a riconoscere sé stessa davanti allo specchio. In questo può giocare un ruolo fondamentale anche l’uomo che deve cercare di alleggerire questo vissuto femminile, sottolineando i progressi verso uno stato di forma e minimizzando il più possibile i naturali “difetti”.
Anche per l’uomo, tuttavia, la gravidanza e il parto possono lasciare dei vissuti spiacevoli legati a una visione del corpo femminile improvvisamente diversa: capita che alcuni raccontino di aver vissuto male il momento del parto a causa del sangue e di tutto quello che accade in quei momenti; così come capita di sentire raccontare che il corpo in gravidanza è stato vissuto come qualcosa di lontano dalla sessualità e di avere grosse difficoltà a riacquisirne una visione diversa.
In generale è fondamentale ritagliarsi degli spazi di intimità per la coppia, contro tutti e tutto! E qui possono entrare in gioco i nonni, le babysitter e qualsiasi escamotage possa garantire ai due coniugi uno spazio e un tempo per ritornare complici come prima dell’arrivo di un figlio.
Si può fare qualcosa per prevenire la crisi?
Trovare un buon equilibrio di coppia prima dell’evento è il primo passo per prevenire una crisi dopo l’arrivo di un figlio: quasi mai l’allargamento della famiglia porta una serenità che mancava. L’idea di concepire un figlio per risolvere i problemi di coppia è sempre sbagliata.
È importante che i partner cerchino di adottare una visione realistica della loro futura vita a tre, cercando di documentarsi, ad esempio, su quelli che sono i principali problemi che le coppie riferiscono di avere dopo la nascita di un figlio; è fondamentale anche abbandonare una visione unicamente romantica di quella che sarà la loro vita futura. Questo potrebbe predisporre ognuno dei due a uno sforzo ulteriore, qualora le cose dovessero andare in modo più problematico di quello che avevano previsto. Sarebbe il caso, ad esempio, di prendere in considerazione l’idea di una nuova distribuzione dei compiti, in considerazione dei nuovi impegni a cui ciascuno inevitabilmente andrà incontro. Così, in una coppia dove è la donna a svolgere principalmente i lavori domestici, sarebbe importante preventivare che in futuro anche l’uomo dovrà fornire la propria collaborazione per cercare di alleviare la fatica iniziale che la propria compagna dovrà sostenere, soprattutto nei primi anni.
Quali gli errori da non fare?
Gli errori principali da evitare si riferiscono tutti in qualche modo al concetto del “non perdersi“: è importantissimo lasciarsi uno spazio di dialogo affinché il confronto sia continuo anche nei momenti più duri. Il rischio è quello di sentirsi sempre più distanti, con l’inevitabile accumulo di gelosie, rancori, non-detti, e via discorrendo.
In sintesi: non importa quanto si è stanchi e provati, è fondamentale continuare a confrontarsi per tenere unita la coppia e avere la sensazione che ognuno stia fornendo il proprio contributo.
Come si può spiegare psicologicamente la crisi dopo l’arrivo di un figlio?
L’arrivo di un figlio, per quanto si possa essere preparati ed equilibrati, rappresenta una inaspettata fonte di gelosia: perlomeno inizialmente, un nuovo essere diventa l’oggetto d’amore principale per la madre e/o il padre. È normale che questo processo crei una profonda modificazione nel rapporto di coppia. Non bisogna avere vergogna o paura di ammettere a sé o all’altro sentimenti simili: è assolutamente normale e con il tempo si creerà un nuovo equilibrio.
Penso che per certi versi si possa creare un processo simile a quello che sperimenta un primogenito di fronte all’arrivo di un fratello o una sorella: da un lato egli perde il “privilegio” di essere l’unico oggetto d’amore dei genitori, ma dall’altro acquisisce un nuovo compagno di giochi, una persona con cui confrontarsi e con cui instaurare una relazione affettiva. Sarà compito dei genitori fare in modo che la gelosia rappresenti solo una piccola fase della crescita.
Allo stesso modo funziona per una coppia: da un lato il nuovo arrivato catalizzerà l’amore e le attenzioni che prima erano vissute in modo esclusivo, dall’altro il figlio rappresenterà la possibilità di una nuova relazione affettiva che arricchirà il significato della vita stessa. Anche in questo caso sarà compito dei neo-genitori fare in modo che il sentimento della gelosia rappresenti solo una fase della nuova vita e che la coppia possa arricchirsi di nuovi e profondi significati fino a diventare una nuova entità: la famiglia.