Chi di noi non si è mai sentito vittima di un ricatto emotivo? Capita spesso nelle relazioni di sentire la frase “se mi volessi bene faresti così…” o “io penso più al tuo bene che al mio”, piccole armi di manipolazione quotidiana che erodono i rapporti giorno dopo giorno e che hanno caratteristiche precise.
Di solito tale manipolazione affettiva si basa su due presupposti fondamentali:
- Si prova a negare il legame affettivo che esiste con la persona “ricattata” e si tenta di instillare in questa un senso di colpa.
- Spesso chi prova a manipolare affettivamente qualcuno non ne ha nemmeno intenzione, cerca, attraverso il ricatto di colmare o esprimere un bisogno che non riesce a verbalizzare in altro modo.
Tipiche sono le frasi che camuffano una manipolazione affettiva :
- “Ma ti costa tanto fare così? A me fa piacere”
- “Fai tu, però io mi dispiaccio”
- “Perché non fai come dice la mamma? Poi la fai star male…tanto che ti costa?”
- “Lo dico per il tuo bene”
- “Tanto che ti cambia…”
Se poi frasi del genere vengono reiterate continuamente, accompagnate dal tipico atteggiamento di dispiacere capace di generare senso di colpa in persone che tengono molto al legame affettivo con la persona in questione, liberarsi di tale dipendenza affettiva che un altro manifesta verso di noi può diventare molto difficile.
L’assertività è una buona arma per affermare i propri bisogni e non permettere agli altri di farci mettere i loro desideri prima dei nostri. In cosa può aiutarci l’assertività? Come ci dice il Dott. Matteo Monego:
Libet e Lewinsohn, psicologi americani, hanno definito l’assertività come:
“la capacità del soggetto di utilizzare, in ogni contesto relazionale, modalità di comunicazione che rendano altamente probabili reazioni positive dell’ambiente e annullino o riducano la possibilità di reazioni negative. È una modalità di comunicazione caratterizzata da un atteggiamento positivo e di sicurezza verso se stessi e verso gli altri”.
In altre parole possiamo considerare l’assertività come uno stile comunicativo, che consiste nella capacità di esprimere liberamente, senza aggredire o essere aggrediti, il proprio pensiero, le proprie idee o punti di vista, riuscendo ad esprimere i sentimenti e i vissuti tenendo in considerazione il punto di vista altrui. Per esprimere apertamente le proprie esigenze e le proprie emozioni, tenendo presente gli effetti che avranno sulla persona e sul comportamento altrui, è necessaria una preliminare buona conoscenza di se stessi.
La comunicazione assertiva su basa su alcuni elementi:
- Un comportamento partecipe che consenta al soggetto di essere attivo e non solo reattivo, in balia, cioè, dei comportamenti altrui. È necessaria una buona autostima che porti la persona a manifestare le proprie emozioni senza difficoltà compresa la capacità di esprimere anche il proprio disappunto nei confronti dell’altro.
- Una piena fiducia in sé e negli altri in grado di aiutare una persona ad affermare se stessa senza denigrare gli altri, a non imporsi, a non giudicarli in modo offensivo. La fiducia in se stessi genera pensieri positivi che avranno sicuramente un buon impatto sul nostro comportamento.
- La capacità di manifestare i propri sentimenti in modo chiaro e diretto, con il giusto tono e volume della voce, per evitare che vengano percepiti in modo minaccioso o aggressivo. E’ fondamentale saper modulare la propria voce in base al livello emotivo più congruo con la situazione: viceversa riusciremo difficilmente a portare a termine l’opera di persuasione.
- Un buon controllo della comunicazione non-verbale, elemento che ha sempre un impatto molto importante nel soggetto a cui è diretta la comunicazione. La mancanza del contatto oculare, ad esempio, genera l’impressione di insicurezza e di fuga e rende poco efficace la comunicazione. La postura, così come la mimica facciale, deve essere orientata verso l’interlocutore: anche con il corpo esprimiamo interesse verso l’altro e non solo attraverso le parole.
Quelli appena elencati sono caratteristiche fondamentali della comunicazione assertiva, utile, come si diceva prima, a “liberarsi” dai ricatti affettivi. Essere concentrati sui bisogni dell’altro ma anche sui propri permette di reagire a frasi del tipo “se mi volessi bene faresti così…” accogliendo il messaggio e rispondendo “io ti voglio bene ma…”: in questo modo potremo essere in grado di decodificare la comunicazione altrui, rendere evidente il ricatto affettivo, smontarlo e ottenere un rapporto più diretto ed equilibrato.
Il senso di colpa che una volta l’altro poteva generare in noi lascerà spazio sempre più alle nostre convinzioni
Non ci sentiamo in colpa quando siamo convinti di aver sbagliato?
Ma siamo sicuri di essere in torto ogni volta che ci viene fatto notare?
Per concludere: l’assertività permette una comunicazione efficace e soddisfacente e comprende la capacità di esprimere i propri sentimenti, la scelta di quale comportamento adottare in un determinato contesto, la difesa dei propri pensieri e diritti, l’incremento della propria autostima e della sicurezza in sé, la capacità di esprimere facilmente una propria opinione in disaccordo ogniqualvolta lo si ritenga opportuno, la richiesta agli altri di modificare i propri comportamenti quando vengono percepiti come fuori luogo o offensivi.
La comunicazione assertiva tende ad impostare un rapporto diverso, equilibrato e con obiettivi condivisi, in cui il confronto non porta necessariamente alla vittoria di uno e alla sconfitta dell’altro.
Questo rapporto è basato su due aspetti fondamentali:
- L’ascolto e il rispetto dell’altro;
- La comunicazione chiara e senza aggressività di ciò che si desidera in termini di bisogni e di ciò che si sente in termine di vissuti.